Meccanica analitica/Trasformazioni canoniche

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Trasformazioni canoniche e condizione di Lie

Usciamo per un momento dalla descrizione quantitativa dello stato dinamico di un sistema fisico, tornando alle variabili attraverso cui esso è descritto. Sappiamo che è possibile scrivere, per un sistema, la funzione hamiltoniana H(q/p/t) e si può descrivere l'evoluzione temporale del sistema attraverso le equazioni canoniche, che sono un set di 2n equazioni differenziali nelle variabili canoniche.

Se invece volessimo cambiare set di variabili canoniche, passando alle nuove variabili (Q1,,Qn,P1,,Pn), in che modo possiamo esser certi che queste rispettino ancora le equazioni canoniche di Hamilton? Purtroppo, non c'è un modo per sapere immediatamente se questo accade; necessitiamo di trovare una trasformazione che ci faccia passare dalle vecchie variabili, in cui valgono le equazioni canoniche, alle nuove, mantenendo invariata la struttura delle equazioni canoniche, ovvero una trasformazione dalle (q,p) alle (Q,P) che gode della proprietà che esista una funzione H tale che questa descriva l'evoluzione temporale del sistema descritto da (Q,P). Se esiste, questa trasformazione prende il nome di trasformazione canonica:

(q,p)(Q,P)

Questa trasformazione deve quindi essere biunivoca e devono valere le equazioni canoniche sia nelle variabili (q,p) descritte con la funzione H, sia nelle nuove variabili (Q,P) descritte dalla funzione H. Un caso particolare è quanto H(q(Q,P),p(Q,P))=H(Q,P): in questo caso la trasformazione si dice completamente canonica. Affinché quindi una trasformazione sia canonica deve essere il determinante jacobiano della trasformazione non nullo, ovvero:

det((Q,P)(q,p))=detq1Q1qnQ1p1P1pnP1qnQnqnQnp1PnpnPn0

Detto questo, quale condizione deve soddisfare la trasformazione affinché sia canonica?

Teorema (condizione di Lie)

Affinché una trasformazione sia canonica, deve valere la condizione di Lie:

h=1nphdqhλ(h=1nPhdQh)+Ψdt+dF

Questa condizione è necessaria e sufficiente affinché la trasformazione sia canonica. Il coefficiente λ è un numero reale e le due funzioni ψ,F sono due qualsiasi funzioni dello spazio delle fasi, ovvero funzioni delle variabili ψ(q/p/t) e F(q/p/t).

Osserviamo come la costante λ tenga conto delle dimensioni fisiche: nel passaggio dalle (q,p) alle (Q,P) si può passare da qualsiasi dimensione fisica a qualsiasi altra, e la costante λ sistema le dimensioni affinché la trasformazione abbia senso dimensionalmente. La condizione di Lie può essere scritta anche nella forma seguente:

h=1nphdqhλh=1nPhdQhΨdt=dF

In questo caso notiamo come dF sia un differenziale esatto. La funzione F viene chiamata funzione generatrice della trasformazione canonica.

Dimostrazione

Dimostriamo solo che la condizione di Lie è sufficiente. Ricordiamo che, se le variabili (q,p) soddisfano le equazioni di Hamilton, queste rendono minimo il funzionale azione ampliata:

δA=δt0t1dt(h=1nphq˙hH)=0

Nell'espressione del funzionale, sostituiamo al posto di h=1nphq˙h la condizione di Lie; per semplicità di notazione, consideriamo n=1, un solo grado di libertà; nel caso generale la dimostrazione è identica, basta tener conto della sommatoria.

δt0t1dt(PQ˙H+Ψ+dFdt)

Chiamo (HΨ)=H; considerato questo:

δt0t1dt(PQ˙H+dFdt)=δt0t1dt(PQ˙H)+[δF]t0t1

L'ultimo membro dell'addizione è dato dal teorema fondamentale del calcolo: δt0t1dFdt=δF|t0t1. Consideriamo proprio questo valore. Per l'azione ampliata valgono δq0=δq1=0. Se δF è una funzione solo delle q, allora δF=0. Ma se fosse funzione anche delle p, studiando l'azione non ampliata, in cui anche δp0=δp1=0, allora si ha che δF=0 in qualsiasi caso. Allora, il funzionale azione ampliata nelle nuove variabili hamiltoniane è stazionario:

δA=δt0t1dt(PQ˙H)=0

Quindi le nuove variabili rispettano le equazioni canoniche di Hamilton.

Il calcolo della funzione generatrice di una trasformazione canonica è identico al verificare che un campo vettoriale sia conservativo o meno.

Funzioni generatrici notevoli

Studieremo ora delle trasformazioni canoniche con diverse funzioni generatrici note. Consideriamo una generica trasformazione (q,p)(Q,P), questa sarà canoniche se esiste H tale che:

q˙=Hpp˙=HqQ˙=HPP˙=HQ

Inoltre, la condizione necessaria e sufficiente affinché sia canonica è la condizione di Lie:

h=1nphdqh=h=1nPhdQh+Ψdt+dF

Consideriamo allora diverse funzioni generatrici. Partiamo dal primo caso, quello in F1(q,Q,t), ovvero funzione solo delle q e Q. Da qui in avanti considereremo un solo grado di libertà, con l'osservazione che in più gradi basta aggiungere la sommatoria. Scriviamoci le nuove variabili in funzione delle vecchie:

Q(q,p,t) P(q,p,t)

Allora possiamo scrivere il differenziale esatto dF1:

dF1=F1qdq+F1QdQ+F1tdt

Sostituendolo nella condizione di Lie:

pdqPdQ=Ψdt+F1qdq+F1QdQ+F1tdt

Supponiamo che sia soddisfatta la condizione di Lie; devono quindi valere le condizioni:

p=F1qP=F1QΨ=F1t

Ricordando che H=HΨ abbiamo che: H=H+F1t. Le tre relazioni scritte qui sopra possono essere sfruttate per esplicitare le nuove variabili in funzione delle vecchie.

Cambiamo funzione generatrice e prendiamo F2(q,P,t), funzione delle q e delle P. Per far ciò, partiamo da F1 e sostituiamo le Q con le P attraverso la trasformata di Legendre:

F2(q,P,t)=F1(q,Q,t)+PQ

Da cui otteniamo che:

dF1=dF2(PdQ+QdP)

Sostituendolo nella condizione di Lie (scritta sopra lì):

pdqPdQ=Ψdt+dF2(PdQ+QdP)

Otteniamo la nuova condizione

dF2=pdqQdpΨdt

Esplicitando dF2:

F2qdq+F2PdP+F2tdt+Ψdt=pdqQdP

Otteniamo le nuove relazioni:

p=F2qQ=F2PΨ=F2t

Passiamo adesso alla funzione F3(p,Q,t); con la trasformata di Legendre, vale:

F3(p,Q,t)=F1pq

Da cui:

dF1=dF3+(pdq+qdp)

Sostituendo nella condizione di Lie:

pdqPdQ=Ψdt+dF1+pdqqdp

Otteniamo l'espressione:

F3pdp+F3QdQ+F3tdt+Ψdt=qdpPdQ

Le relazioni riguardo questa funzione generatrice sono:

q=F3pP=F3QΨ=F3t

La quarta combinazione di variabili si riassume nella funzione F4(p,P,t). Abbiamo:

F4(p,P,t)=F1+(pq+PQ

Il differenziale è:

dF1=dF4+pdq+qdpPdQQdP

Sostituendo come al solito nella condizione di Lie:

pdqPdQ=Ψdt+dF4+pdq+qdpPdQQdPQdPPdQ=Ψdt+dF4=Ψdt+F4dpdp+F4PdP+F4tdt

Otteniamo le relazioni:

q=F4pQ=F4PΨ=HH=F4t

Esempi di trasformazioni canoniche

Diamo qualche esempio di trasformazione canonica e vediamone le caratteristiche; ricordiamo che, per calcolare la funzione generatrice di una trasformazione canonica, il procedimento da usare è lo stesso del dover verificare che un campo sia conservativo o meno. Vediamo un paio di esempi.

Esempio 1. Sia la funzione generatrice F1(q,Q)=l=1nqlQl; valgono allora:

ph=F1qh=QhPh=F1Qh=qhF1t=0=Ψ H=H

Abbiamo quindi che le due hamiltoniane sono le stesse e sono relazionate tra loro come segue:

H=H(q(P,Q),p(Q,P))=H(P,Q)

Le equazioni canoniche sono inoltre:

|q˙h=Hph=P˙hp˙h=Hq=Q˙|P˙h=HQhQ˙h=HPh

Ovvero questa trasformazione porta le coordinate canoniche nei rispettivi momenti coniugati e viceversa. Questa è un'altra prova della flessibilità del formalismo hamiltoniano.

Esempio 2. Consideriamo ora la funzione generatrice F1(q,Q,t), e l'evoluzione temporale di un sistema fisico. Se prendiamo come funzione generatrice la funzione principale di Hamilton, ponendo Q=q0 e t0=0, ovvero F1(q,Q,t)=S(q,Q,t), definita come:

F1=0tdτ(q˙pH(q,p,t))

Sappiamo che la funzione principale soddisfa le equazioni di Hamilton-Jacobi, ma che deve anche soddisfare le equazioni della funzione generatrice F1; abbiamo quindi che, ricordando St=H:

HH=St HH=HH=0

Quindi le nuove variabili canoniche sono costanti del moto, ovvero:

Q˙=HP=0P˙=HQ=0

In generale, per un sistema la cui hamiltoniana è indipendente dal tempo, abbiamo che l'evoluzione temporale del sistema è una trasformazione canonica con funzione generatrice la funzione principale di Hamilton. Questo punto sarà molto importante in seguito. Template:Avanzamento