Equazioni differenziali alle derivate parziali/Modello di D'Alembert

Da testwiki.
Versione del 12 ago 2024 alle 15:20 di imported>Hippias
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Equazioni differenziali alle derivate parziali

Le equazioni che determinano l'evoluzione di un fenomeno fisico, in realtà, raramente sono esattamente deducibili, ma sono dedotte da modellizzazioni del fenomeno stesso. In questo modulo verranno presentati due modelli che portano alla deduzione dell'equazione delle onde. Il primo di questi due modelli è quello di D'Alembert.

L'idea è quella di fare delle supposizioni che possano condurre a un modello in grado di descrivere in maniera piuttosto soddisfacente i fenomeni fisici ondulatori. Più precisamente, nel caso monodimensionale, si vuole arrivare all'equazione:

ρuttτuxx=0

Detta v2=τρ, si può riscrivere:

uttv2uxx=0

Si supponga che sia nota u(x,t), ovvero la curva che descrive la vibrazione a istante t fissato. Supponiamo di voler dedurre l'equazione di cui sopra nel caso di una corda oscillante. Nel suo moto la corda si deforma: quello che si vuole è una relazione tra l'azione che produce la deformazione e la deformazione stessa. Sia Δx l'elemento di prova su cui applicare le equazioni cardinali della dinamica.

In un sistema siffatto entrano in gioco due componenti di forze:

  • la risultante delle forze che determina il moto della corda;
  • una coppia di forze che ne determina la torsione.

Come prima ipotesi si supponga che non agiscano coppie di forze e dunque che il filo sia perfetto, privo di torsioni. La seconda ipotesi di cui ci si avvale in questo modello consiste nel supporre l'assenza di forze esterne. Chiaramente vi saranno delle forze interne che vanno considerate, infatti tagliando il filo i due lembi si separano. La forza interna responsabile di questo fenomeno è detta tensione. Sempre per l'ipotesi di filo perfetto, essendo nulle le torsioni dello stesso, è lecito supporre che la tensione debba agire tangenzialmente al filo. Detto h^ il versore tangente alla curva ed essendo nota la parametrizzazione della curva nel piano, è possibile scrivere che:

h^=(1,ux)11+ux2

La forza di tensione può essere scritta in funzione del versore h^:

T=τ(x,t)h^(u)

Ai capi di Δx agiscono le forze di tensione. Per poter scrivere l'equazione di Newton per l'elemento di prova che si sta considerando è necessario conoscere l'accelerazione a cui esso è sottoposto: si supponga pertanto che il moto della corda sia puramente trasversale.

Prima di continuare è bene notare ancora una volta come la costruzione di un modello per descrivere un fenomeno fisico sia un processo che si basa su un insieme di ipotesi (restrittive o meno) necessarie per poter scrivere delle equazioni matematiche atte a descrivere il fenomeno fisico in questione.

Detto questo, si ha che ρΔx è la massa del tratto di corda che si sta considerando e a_=uttk^ è la sua accelerazione. Dunque, l'equazione di moto dell'elemento di prova Δx è:

ρΔxuttk^=τh^(x+Δx)τh^(x)x(τh^)Δx+o(Δx)

Come ultima ipotesi si supponga che le oscillazioni siano "piccole". Più precisamente questo significa che uxo(1), dunque:

ux2ux1

Sotto tale ipotesi si ha anche che:

h^=(1,ux)11+ux2(1,ux)i^+uxk^

L'equazione di moto per Δx può essere riscritta come:

ρuttk^=x(τ(i^+uxk^))+o(1)

Proiettando lungo i^ si ha:

x(τ)=0

Ovvero, la tensione non dipende dal punto della corda su cui è valutata: τ(x,t)=τ(t). Proiettando lungo k^:

ρutt=τuxx=τuxx

Ovvero:

ρuttτuxx=0

Il processo deduttivo appena illustrato è dovuto a D'Alembert. Partendo dall'equazione delle onde così dedotta è possibile estendere a casi più generali.

  • Considerando la presenza di forze di richiamo f_=αuk^ e di forze di attrito f_=ηutk^ si ottiene l'equazione dedotta da Lord Kelvin per spiegare il passaggio di corrente nei cavi elettrici, prima che fossero note le equazioni di Maxwell. Essa è detta equazione dei cavi telegrafici e ha la seguente forma:
    ρuttτuxx+αu+βut=f(x,t)
  • Nel caso in cui β=f=0, dette v2=τρ e m2=αρ si ricava l'equazione di Klein-Gordon:
    uttv2uxx+m2u=0

In definitiva, in questo modulo si è derivata un'equazione (quella delle onde) partendo da una modellizzazione del fenomeno fisico da essa descritto. Un approccio di questo tipo ai problemi è molto comune in fisica e per uno stesso problema è possibile avere modellizzazioni differenti. Nel caso della corda oscillante, ad esempio, esiste una seconda metodologia deduttiva dovuta a Lagrange, che vedremo più avanti. Entrambi i modelli, di Lagrange e di D'Alembert, rappresentano un modus operandi che partendo da elementi discreti, tramite opportune ipotesi e semplificazioni, è in grado di dedurre il comportamento di un sistema fisico nel continuo.

Template:Avanzamento