Equazioni differenziali alle derivate parziali/Il quoziente di Rayleigh

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Template:Equazioni differenziali alle derivate parziali

Nel modulo precedente si è messo in evidenza lo stretto legame che c'è tra i problemi al bordo e i problemi agli autovalori. Ora è necessario occuparsi di come trovare gli autovalori dell'operatore laplaciano e chiedersi se le corrispondenti autofunzioni possano costituire un sistema ortonormale completo o meno.

Delle importanti considerazioni in tal senso possono essere fatte grazie a una quantità detta quoziente di Rayleigh e definita come segue:

u2(Ω)2u2(Ω)=Ωu2dxΩu2dx

Consideriamo Y=𝒟(ΔD)={wC2(Ω)C0(Ω),w0:wΩ=0}, anche detto spazio delle funzioni di prova per il problema di Dirichlet.

Teorema (1)

Sia uY un punto di minimo per il quoziente di Rayleigh, ovvero:

m=u2u2=minwYw2w2

Allora m è il primo autovalore di ΔD con autofunzione corrispondente u(x).

Il teorema appena enunciato è di fondamentale importanza nel tentativo di rispondere alla domanda che ci si era posti a inizio modulo. Infatti ora sappiamo che per poter ricavare il primo autovalore dell'operatore laplaciano è possibile cercare il punto di minimo del quoziente di Rayleigh. Rimane però aperta una questione: trovato il primo degli autovalori, esiste un modo per ricavare anche gli autovalori successivi? Effettivamente la risposta a questa domanda è affermativa, grazie al teorema seguente:

Teorema (2)

Siano v1,v2,,vn1 i primi n1 autovettori di ΔD scelti tra loro ortogonali. Sia

Yn={wY:wvi=0,i=1,,n1}

Se esiste vn che minimizza il quoziente di Rayleigh in Yn, ovvero:

mn=minwYnwn2wn2=vn2vn2

Allora l'n-simo autovalore di ΔD coincide esattamente con il valore mn=λn e la corrispondente autofunzione associata sarà vn.

I due teoremi enunciati hanno una portata estremamente rilevante: grazie a essi non solo possiamo concludere che è possibile determinare autovalori e autofunzioni dell'operatore laplaciano, ma abbiamo anche una maniera esplicita per poterlo fare. Ci rimane ora da chiarire se le autofunzioni che determiniamo nella maniera appena illustrata siano o meno un sistema ortonormale completo.

Teorema (3 Di monotonia degli autovalori rispetto all'insieme di definizione)

Sia Ω1Ω2, allora λn(Ω1)λn(Ω2)n

Questo teorema porta immediatamente a un altro teorema che garantisce che gli autovalori che si possono trovare sono effettivamente infiniti:

Teorema (4)

Sia Ωn aperto e limitato, con frontiera regolare. Allora l'operatore laplaciano per cui è definito il problema agli autovalori:

{Δu=λuuΩ=0

Ammette una successione infinita di autovalori con λnn++.

Il complesso dei risultati ottenuti in questo modulo ci permette di concludere che effettivamente la successione di autofunzioni dell'operatore di Dirichlet, ma analogamente si potrà dire per quello di Neumann e di Robin, costituiscono un sistema ortonormale completo

Teorema (5)

Le autofunzioni del problema di Dirichlet sono un sistema ortonormale completo su 2(Ω).

I risultati ottenuti in questo e nel modulo precedente sono di estrema importanza perché permettono di concludere che: i problemi al bordo considerati possono essere ricondotti a un problema agli autovalori per l'operatore laplaciano, il quale ammette una successione infinita di autofunzioni che costituisce un sistema ortonormale completo sullo spazio delle funzioni modulo-quadro integrabili e possono essere usate per sviluppare in serie di Fourier le soluzioni dei problemi al bordo considerati.

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