Logica matematica/Calcolo delle proposizioni/Sistema di Hilbert

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L'approccio al problema della deduzione seguito nei sistemi assiomatici consiste nell'individuare un insieme di proposizioni da cui partire, come dei principi che ci permettano di ottenere altre proposizioni, e di limitare al minimo il numero di regole di inferenza. Le proposizioni da cui partire, che quindi vengono assunte come primitive, sono gli assiomi (logici).

Sono stati proposti vari sistemi assiomatici. Presentiamo qui di seguito quello introdotto da Hilbert, noto come sistema hilbertiano per la logica proposizionale. Il sistema di dimostrazione è stato proposto in modo formale da Hilbert, ma era già in uso dall'opera di Frege, per cui lo indichiamo con i due nomi. Si noti come questo sistema ricordi la geometria di Euclide: degli assiomi su cui non si discute e delle regole per derivare da questi nuove verità.

Definizione

Template:Definizione

Gli assiomi del sistema hilbertiano coinvolgono solo i connettivi e ¬; vedremo nel seguito come estenderli agli altri connettivi. In effetti, è in virtù della sostituzione uniforme che possiamo parlare di schemi di assioma; in altri termini, l'insieme AXIOM degli assiomi del calcolo proposizionale è l'insieme di tutte le formule che si ottengono sostituendo uniformemente proposizioni al posto dei simboli proposizionali negli schemi a, b e c. È dunque chiaro che l'insieme degli assiomi AXIOM è un insieme infinito, poiché l'insieme delle istanze di a, b e c è infinito.

Altre possibili definizioni

Modus Tollens

Il modus tollens (MT) è un'altra possibile regola di inferenza:

¬B,AB¬A cioè, da ¬B e AB è possibile derivare ¬A.

L'assioma di Meredith

Un logico Irlandese, Carew Meredith, nel 1953 ha proposto un singolo schema di assioma, che può sostituire i tre schemi che abbiamo visto sopra.

Lo schema è:

(((AB)(¬C¬D))C)(E((EA)(DA))).

I logici credono, ma non è ancora stato provato, che questa sia la singola formula più corta possibile da cui può essere derivato l'intero calcolo delle proposizioni basato su implicazione e negazione e con le sole regole deduttive MP e SU.

Relazione di derivazione

Seguendo le definizioni di dimostrazione e di teorema, diciamo che una sequenza A1,...,An è una dimostrazione di A sse An=A e, per ogni i, 1in, Ai è un'istanza di uno schema di assioma (cioè, è ottenuto da a, b e c per mezzo di SU), oppure Ai è ottenuto da Aj e Ak, j,k<i, per MP, dove Ak=AjAi. In tal caso, A è un teorema del calcolo proposizionale e lo indichiamo:

HA

che si legge "A è dimostrabile", dove il pedice H sta a indicare che la dimostrazione è stata fatta con l'apparato deduttivo hilbertiano. Diciamo che una proposizione A ha una prova da un insieme di proposizioni Γ se esiste una derivazione A1,...,An=A tale che, per ogni i, 1in, Ai è un'istanza di uno schema di assioma (cioè, è ottenuto da a, b e c per mezzo di SU), oppure Ai è ottenuto da Aj e Ak, j,k<i, per MP, dove Ak=AjAi, o Ai è in Γ. Se A ha una dimostrazione da Γ, scriviamo:

ΓHA

che si legge "da Γ si deriva A". Gli elementi di Γ sono chiamati premesse, o ipotesi, o anche dipendenze di A. Dalla definizione di dimostrazione, è evidente che

HA implica ΓHA per qualunque Γ

quindi, in particolare,

ΓHA per ogni AAXIOM.

Nel seguito, non essendoci possibilità di confusione, ometteremo il pedice H; inoltre, se A ha una dimostrazione da Γ{B}, scriviamo Γ,BA. Scriviamo ΔΓ per indicare che ΔA per ogni formula AΓ.

Proprietà

Illustriamo ora le proprietà della relazione di derivazione . Diciamo che è una relazione, in quanto ×.

Le seguenti sono proprietà della relazione di derivazione nel calcolo proposizionale:

  1. Inclusione: Se AΓ allora ΓA;
  2. Monotonia: Se ΓΔ e ΓA allora ΔA;
  3. Compattezza: ΓA sse esiste un Γ0 finito, tale che Γ0Γ e Γ0A;
  4. Taglio: Se ΔA e per ogni BΔ si ha che ΓB, allora ΓA.

Dimostrazione

1. Inclusione. Sia AΓ, dalla definizione di dimostrazione di A da Γ segue che ΓA.
2. Monotonia. Sia ΓA, dunque esiste una dimostrazione A1,...,An=A, da Γ per A. Procediamo per induzione completa.
(Passo base) A1Γ oppure A1 è un assioma. Se A1ΓΔ, allora A1Δ, dunque, per inclusione, ΔA1; se A1 è un'istanza di assioma, allora ΔA1.
(Passo induttivo) Supponiamo vero per ogni i<n che ΔAi. Se AnΓ o An è un'istanza di assioma, allora, come sopra, ΔAn. Se An è stato derivato mediante MP, lo si è ottenuto da Aj, Ak=AjAn, j,k<n, ma per ipotesi induttiva ΔAj e ΔAjAn, pertanto, per MP, ΔAn.
3. Compattezza. Se ΓA, allora esiste una dimostrazione A1,...,An=A da Γ. Se nessun AiΓ, allora A, dunque la tesi è vera. Altrimenti, consideriamo l'insieme Γ0 degli Ai che occorrono nella dimostrazione di A tali che AiΓ. Tale insieme è finito. Siccome per ogni altro Aj che occorre nella dimostrazione di A abbiamo che o è un'istanza di uno schema di assioma, o è ottenuto da due precedenti proposizioni per MP, ne segue che Γ0A. Viceversa, supponiamo che Γ0A; per monotonia, poiché Γ0Γ, abbiamo ΓA. (Si può notare che una direzione della compattezza è per l'appunto la monotonia).
4. Taglio. Supponiamo ΔA e, per ogni BΔ, ΓB. Consideriamo una derivazione B1,...,Bn=A di A da Δ. Se Δ è vuoto, la tesi è dimostrata. Altrimenti, per ogni BiΔ, avremo per ipotesi una dimostrazione Bk1,...,Bki=Bi da Γ. Possiamo quindi sostituire in B1,...,Bn=A ciascun BiΔ con la relativa dimostrazione a partire da Γ, ottenendo la sequenza B1,...,Bk1,...,Bki=Bi,...,Bl1,...,Blj=Bj,...,Bn=A. Questa sequenza è una dimostrazione di A da Γ, quindi ΓA.

Introduzione di ulteriori connettivi

Come accennato in precedenza, altri connettivi possono essere introdotti mediante definizioni, ad esempio:

  1. AB=Def¬(A¬B);
  2. AB=Def¬AB;
  3. AB=Def(AB)(BA).

Osserviamo che, in questo contesto, abbiamo dato delle definizioni per i connettivi perché non possiamo utilizzare la nozione di completezza di insiemi di connettivi, che si basa sulla nozione di valutazione booleana. Qui, infatti, stiamo solo considerando un "calcolo", che è una nozione puramente sintattica, dunque non siamo autorizzati a utilizzare nozioni semantiche, quali l'equivalenza logica. Non possiamo usare nozioni semantiche fintantoché non dimostreremo un teorema che ci dice che "possiamo utilizzare le tautologie come teoremi", ovvero il teorema di completezza.

Teorema di deduzione

Sia Γ un insieme di formule proposizionali e siano A e B due formule proposizionali, allora

Γ,BA sse ΓBA.

Dimostrazione

() Sia A1,...,An=A una dimostrazione di A da Γ{B}. Procediamo per induzione completa.

(Passo base) A1Γ, oppure A1 è un assioma, oppure è B stesso. Per lo schema a abbiamo A1(BA1), dunque, se A1Γ o A1 è un assioma, abbiamo per MP che ΓBA1. Se A1=B, siccome BB è un teorema, abbiamo ΓBB.

(Passo induttivo) Supponiamo che ΓBAi, per ogni i<n. Consideriamo An. Come sopra, se AnΓ o An è un assioma o An=B abbiamo che ΓBAn. Supponiamo allora che An sia stato derivato per MP. Dunque, lo si è ottenuto da due formule Aj, Ak=AjAn, j,k<n. Per ipotesi induttiva, ΓBAj e ΓBAk. Ak è della forma AjAn, dunque abbiamo ΓB(AjAn). Per lo schema di assioma b, abbiamo che (B(AjAn))((BAj)(BAn)). Da questa formula, da B(AjAn) e da BAj, applicando due volte MP, si ha ΓBAn.

() Supponiamo che ΓBA. Per monotonia abbiamo che Γ,BBA. Per inclusione, invece, si ha che Γ,BB. Dunque, per MP si ottiene che Γ,BA.

Osservazioni

Il teorema di deduzione ci dice che una formula può passare da sinistra a destra della relazione introducendo il connettivo , oppure da destra a sinistra eliminandolo. Questo risultato è importante per due ragioni. In primo luogo, perché ci fornisce la possibilità di esprimere una relazione metalinguistica (quale ) mediante una formula del linguaggio.

In secondo luogo, esso ci fornisce la possibilità di trattare generiche derivazioni da insiemi di formule come teoremi. Infatti, in virtù della proprietà di compattezza di , abbiamo che, se ΓA, allora esiste un insieme finito Γ0Γ tale che Γ0A. Siccome Γ0 è finito, sarà del tipo {A1,...,An}, o equivalentemente {A1...An}, quindi ΓA implica Γ0A, che equivale a A1...AnA e A1,...,AnA. Per il teorema di deduzione, otteniamo (A1...An)A e A1(...(AnA)...).

Consistenza

Introduciamo ora la nozione di consistenza.

Insieme di formule consistente

Template:DefinizioneSi può dimostrare che le due formulazioni sono equivalenti.

() Se non esiste una proposizione A tale che ΓA e Γ¬A, allora si ha che ΓA oppure Γ¬A per ogni proposizione A, dunque esiste una proposizione B tale che ΓB.

() Scriviamo la tesi in forma contrappositiva: se esiste una proposizione A tale che ΓA e Γ¬A, allora non esiste una formula B tale che ΓB, che equivale a dire ΓB per ogni formula B.

Se si dimostra che ¬A,AB per ogni formula B, allora, per taglio sulle premesse, si ha che ΓB.

Per il teorema di deduzione, abbiamo che ¬A(AB). Dunque, ¬A,AB sse ¬A(AB).

Essendo ¬A(AB) un teorema, effettivamente vale ¬A,AB, e, per taglio sulle premesse, si ha che ΓB per ogni formula B.

Dunque, per contrapposizione, se esiste una formula B tale che ΓB, allora non esiste una proposizione A tale che ΓA e Γ¬A.

Insieme di formule completo

Template:Definizione

Notare che la nozione di insieme consistente e massimale è analoga a quella di insieme massimale soddisfacibile.

Correttezza e completezza

Precedentemente, sono state introdotte le nozioni di "dimostrazione", "teorema", "assioma", "derivazione", ecc. e abbiamo mostrato delle utili proprietà della relazione .

Illustriamo ora la relazione che lega i teoremi e le tautologie. La domanda che ci poniamo è: tutto ciò che deriviamo mediante senza premesse è vero in tutti i modelli della logica?

In secondo luogo, vogliamo sapere in che relazione stanno le formule proposizionali derivabili da un insieme di proposizioni Γ con le formule vere nei modelli di Γ. Supponiamo che Γ sia un insieme di proposizioni che descrivono una determinata realtà; quando deriviamo un enunciato A da Γ, è importante sapere se A è vero nelle realtà che sono modelli di Γ. Ovvero, ci interessa sapere se c'è una corrispondenza effettiva tra ciò che consegue dalle premesse e ciò che è vero nelle strutture che interpretano tali premesse.

Per verificare questa corrispondenza, dobbiamo mostrare che:

(i) l'insieme delle tautologie coincide con l'insieme dei teoremi

A sse A;

(ii) ciò che deriva da un insieme Γ è vero in tutti i modelli di Γ

ΓA sse ΓA.

La proprietà al punto i è detta correttezza e completezza debole, mentre quella al punto ii è detta correttezza e completezza forte. In effetti, per le logiche in cui, come nel nostro caso, vale un teorema di compattezza e di deduzione, i due enunciati sono equivalenti: ΓB può essere scritto come (A1...An)B, dove (A1...An) è la congiunzione delle formule di Γ.

Dire che l'insieme dei teoremi è parte dell'insieme delle tautologie assicura che l'apparato deduttivo è corretto, non può infatti dimostrare formule non valide o contraddittorie. Dire che l'insieme delle tautologie è parte dell'insieme dei teoremi assicura che l'apparato deduttivo è completo, cioè che tutte le formule valide sono dimostrabili.

L'insieme dei teoremi del sistema deduttivo hilbertiano può essere definito induttivamente: esso è l'insieme generato dagli schemi di assioma e chiuso rispetto alle regole di MP e SU. Pertanto, la correttezza si può dimostrare induttivamente.

Più difficile da dimostrare è invece la completezza, perché l'insieme delle tautologie non è definito induttivamente.

Teorema di correttezza

ΓA implica ΓA.

Dimostrazione

È sufficiente dimostrare che:

  1. gli schemi a, b e c sono tautologie;
  2. MP e SU sono chiusi rispetto alla conseguenza logica. Ovvero, se A e AB sono soddisfatte da Γ, anche B è soddisfatta da Γ, e se F[p] è una tautologia, anche F[X/p] lo è.
  3. Ogni formula di una dimostrazione per A da Γ è soddisfatta da Γ.

La verifica che a, b e c sono tautologie è banale.

Verifichiamo che MP è chiuso rispetto alla conseguenza logica. Supponiamo per assurdo che ΓA e ΓAB, ma ΓB. Se ΓB, allora esiste un modello 𝒱 tale che 𝒱Γ e 𝒱B; ma A è soddisfatta da Γ, perciò è verificata in 𝒱. Pertanto, 𝒱A e 𝒱B e, per definizione di implicazione, 𝒱AB. Dunque, essendo che 𝒱Γ, ΓAB; contraddizione.

Per quanto riguarda la SU, sia F[p] una tautologia. Allora, F[p] per qualunque assegnazione booleana alle lettere proposizionali di F[p], in particolare a p; dunque, per qualunque proposizione X possiamo porre I𝒱(p)=I𝒱(X). Per il teorema del rimpiazzamento, I𝒱(F[p/p])=I𝒱(F[X/p]), da cui segue F[X/p].

Dimostriamo ora il punto 3. Sia A1,...,An=A una dimostrazione da Γ per A. Procediamo per induzione completa.

(Passo base) ΓA1 vale sse, per ogni modello 𝒱, se 𝒱Γ allora 𝒱A1. A1Γ oppure A1 è un assioma. Se A1Γ, allora abbiamo ΓA1 per definizione di modello; se A1 è un'istanza di assioma, allora, essendo SU chiuso rispetto alla conseguenza logica, A1, dunque ΓA1.

(Passo induttivo) Supponiamo vero per ogni i<n che ΓAi. Se AnΓ o An è un'istanza di assioma, allora, come sopra, ΓAn. Se An è stato derivato mediante MP, lo si è ottenuto da Aj, Ak=AjAn, j,k<n, ma per ipotesi induttiva ΓAj e ΓAk, pertanto, essendo MP chiuso rispetto alla conseguenza logica, ΓAn.

Teorema di completezza

ΓA implica ΓA.

Per dimostrare il teorema di completezza, ci serviamo dei seguenti lemmi.

Lemma 1

Sia Γ un insieme di formule e sia A una formula. ΓA sse Γ{¬A} è inconsistente.

Dimostrazione

() Supponiamo che ΓA. Allora, per monotonia, Γ,¬AA. Dal momento che, per inclusione, Γ,¬A¬A, Γ{¬A} è inconsistente.

() Supponiamo che Γ{¬A} sia inconsistente. Allora da esso è possibile derivare qualsiasi formula, dunque abbiamo che Γ,¬AA. Per il teorema di deduzione, si ha che Γ¬AA. Essendo (¬AA)A un teorema, per MP otteniamo ΓA.

Lemma 2

Se Γ è un insieme di formule consistente, allora, per ogni formula A, Γ{A} oppure Γ{¬A} è consistente.

Dimostrazione

Supponiamo, per assurdo, che Γ sia consistente, ma sia Γ{A} che Γ{¬A} siano inconsistenti. Siccome Γ{A} è inconsistente, per il lemma 1 abbiamo che Γ¬A. Ma, essendo pure Γ{¬A} inconsistente, abbiamo anche ΓA. Dunque, Γ è inconsistente; contraddizione.

Lemma 3

Sia Γ un insieme di formule. Se Γ è insoddisfacibile, allora Γ è inconsistente.

Dimostrazione

Dimostriamo la tesi in forma contrappositiva: se Γ è consistente, allora Γ è soddisfacibile.

Supponiamo che Γ sia consistente.

Sia

A0,A1,A2...

l'enumerazione di tutte le formule del linguaggio

. Definiamo, per induzione, una sequenza di insiemi di formule:

Δ0=Γ;
Δi+1={Δi{Ai},se Δi{Ai} è consistente;Δi{¬Ai},altrimenti.

Per ogni

i

, l'esistenza di

Δi

è giustificata dal lemma 2 e, per costruzione, ogni

Δi

è consistente.

Sia Δ=iΔi. Osserviamo che

  1. ΓΔ, per costruzione.
  2. Δ è massimale, cioè, per ogni formula F, F o la sua negazione appartengono a Δ. Infatti, siccome l'enumerazione delle formule è completa, per costruzione dei Δi, presa una qualunque F, esisterà un i per cui F=Ai, quindi FΔiΔ oppure ¬FΔiΔ.
  3. Ciascun Δi è consistente (per induzione: Δ0=Γ è consistente; il passo induttivo è giustificato dal lemma 2).
  4. Δ è consistente. Supponiamo per assurdo che non lo sia. Allora esiste una formula F tale che ΔF e Δ¬F. Quindi, per compattezza, esistono due insiemi finiti Δi,ΔjΔ tali che ΔiF e Δj¬F. Per costruzione, abbiamo che ΔiΔj oppure ΔjΔi. Se ΔiΔj, per monotonia si ha che ΔjF, dunque Δj è inconsistente, contraddizione con il punto 3. Viceversa, se ΔjΔi, per monotonia si ha che Δi¬F, dunque Δi è inconsistente, contraddizione con il punto 3.
  5. Per ogni formula F, ¬FΔ sse F∉Δ. Supponiamo che F∉Δ. Allora, essendo Δ massimale, abbiamo che ¬FΔ. Supponiamo per assurdo che ¬FΔ, ma FΔ. Allora, per inclusione, si ha che Δ¬F e ΔF, dunque, Δ è inconsistente. Contraddizione con il punto 4.
  6. Per ogni formula F, se ΔF allora FΔ. Supponiamo per assurdo che ΔF, ma F∉Δ. Allora, per il punto 5, abbiamo che ¬FΔ, quindi, per inclusione, Δ¬F, dunque, Δ è inconsistente. Contraddizione con il punto 4.
  7. Per ogni formula A e B, ABΔ sse A∉Δ o BΔ. Supponiamo per assurdo che ABΔ, AΔ e B∉Δ. Per inclusione, abbiamo che ΔAB e ΔA, pertanto, per MP, ΔB e, per il punto 6, BΔ; contraddizione. Se A∉Δ, allora, per il punto 5, ¬AΔ. Per inclusione, abbiamo che Δ¬A. Essendo ¬A(AB) un teorema, per MP otteniamo ΔAB, dunque ABΔ. Se BΔ, allora, per inclusione, abbiamo ΔB. Per monotonia, si ha che Δ,AB, quindi, per il teorema di deduzione, otteniamo ΔAB, dunque ABΔ.

Dobbiamo ora mostrare che

Δ

è soddisfacibile. Per far questo, costruiamo un modello per esso. Definiamo il modello

𝒱

come:

𝒱={p|p𝒫,pΔ}

dove

𝒫

è l'insieme dei simboli proposizionali del linguaggio. Dimostriamo ora, per induzione strutturale sulle formule, che per ogni formula

F

:

𝒱F

sse

FΔ

.

(Passo base) Per costruzione di

𝒱

.

(Passo induttivo) Sia F=¬A. Abbiamo che 𝒱¬A sse 𝒱A (per definizione) sse A∉Δ (per ipotesi induttiva) sse ¬AΔ (per il punto 5).

Sia F=AB. Abbiamo che 𝒱AB sse 𝒱Ao 𝒱B (per definizione) sse A∉Δ o BΔ (per ipotesi induttiva) sse ABΔ (per il punto 7).

Abbiamo quindi mostrato che 𝒱 è un modello per Δ; siccome ΓΔ, abbiamo che 𝒱Γ, ovvero Γ è soddisfacibile.

Dimostrazione

Supponiamo che ΓA. Allora, per il teorema di soddisfacibilità, Γ{¬A} è insoddisfacibile e, per il lemma 3, è anche inconsistente. Dunque, per il lemma 1, ΓA.

Regole derivate

Le seguenti sono regole derivate dal MP e gli schemi di assioma, per permettere di utilizzare agevolmente il sistema di Hilbert.

Regola di deduzione

Γ,ABΓAB

Equivalente al teorema di deduzione.

Regola di contrapposizione

¬B¬AAB

Si deriva dallo schema c con il teorema di deduzione.

Regola di transitività

AB,BCAC

Corrisponde al sillogismo ipotetico.

Regola di scambio delle premesse

A(BC)B(AC)

Dimostrazione

  1. ΓA(BC): ipotesi;
  2. Γ,ABC: teorema di deduzione su 1;
  3. Γ,A,BC: teorema di deduzione su 2;
  4. Γ,BAC: teorema di deduzione su 3;
  5. ΓB(AC): teorema di deduzione su 4.

Dunque, ΓA(BC) sse ΓB(AC).

Regola dello Pseudo-Scoto

A,¬AB

Dimostrazione

Da ¬A(AB) (teorema dello Pseudo-Scoto), per il teorema di deduzione, si ha che ¬A,AB.

Consequentia mirabilis

(¬AA)A

Dimostrazione

  1. ¬AA: ipotesi;
  2. ¬A(A¬(¬AA)): SU sul teorema dello Pseudo-Scoto;
  3. (¬A(A¬(¬AA)))((¬AA)(¬A¬(¬AA))): SU in b;
  4. (¬AA)(¬A¬(¬AA)): MP tra 2 e 3;
  5. ¬A¬(¬AA): MP tra 1 e 4;
  6. (¬AA)A: contrapposizione di 5;
  7. A: MP tra 1 e 6.

Quindi, ¬AAA. Dunque, per il teorema di deduzione, (¬AA)A.

Eliminazione della doppia negazione

¬¬AA

Dimostrazione

  1. ¬¬A: ipotesi;
  2. ¬¬A(¬AA): SU sul teorema dello Pseudo-Scoto;
  3. ¬AA: MP tra 1 e 2;
  4. (¬AA)A: Consequentia mirabilis;
  5. A: MP tra 3 e 4.

Dunque, ¬¬AA, quindi, per il teorema di deduzione, ¬¬AA.

Introduzione della doppia negazione

A¬¬A

Dimostrazione

  1. ¬¬AA: eliminazione della doppia negazione;
  2. ¬¬¬A¬A: SU in 1 con ¬A al posto di A;
  3. A¬¬A: contrapposizione di 2;
  4. A¬¬A: teorema di deduzione su 3.

Modus Tollens

¬B,AB¬A

Dimostrazione

  1. AB: ipotesi;
  2. ¬B: ipotesi;
  3. ¬¬AA: eliminazione della doppia negazione;
  4. ¬¬AB: sillogismo ipotetico tra 3 e 1;
  5. B¬¬B: introduzione della doppia negazione;
  6. ¬¬A¬¬B: sillogismo ipotetico tra 4 e 5;
  7. ¬B¬A: contrapposizione di 6;
  8. ¬A: MP tra 2 e 7.

Dunque, ¬B,AB¬A.

Applicando il teorema di deduzione, abbiamo la contrapposizione all'inverso: AB¬B¬A.

Esempi di dimostrazioni

Riflessività dell'implicazione

Dimostriamo che AA.

  1. (A((BA)A))((A(BA))(AA)): SU sullo schema b con A al posto di ϕ e χ, BA al posto di ψ;
  2. A((BA)A): SU in a con A al posto di ϕ e BA al posto di ψ;
  3. (A(BA))(AA): MP tra 1 e 2;
  4. (A(BA)): SU in a con A al posto di ϕ e B al posto di ψ;
  5. AA: MP tra 3 e 4.

Sillogismo ipotetico

Dimostriamo che AB,BCAC.

  1. A: ipotesi;
  2. AB: ipotesi;
  3. B: MP tra 1 e 2;
  4. BC: ipotesi;
  5. C: MP tra 3 e 4.

Così abbiamo dimostrato che A,AB,BCC.

Applicando il teorema di deduzione (se AC allora AC), otteniamo il risultato voluto, eliminando A dalle ipotesi che abbiamo utilizzato.

Teorema dello Pseudo-Scoto

Dimostriamo che ¬A(AB).

  1. ¬A: ipotesi;
  2. ¬A(¬B¬A): SU in a;
  3. ¬B¬A: MP tra 1 e 2;
  4. AB: contrapposizione di 3.

Abbiamo dimostrato che ¬AAB. Dunque, per il teorema di deduzione, ¬A(AB).

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