Fondamenti di automatica/Sistemi

Da testwiki.
Versione del 25 nov 2018 alle 23:14 di 79.50.202.234 (discussione) (Corretto: "coefficienti")
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Fondamenti di automatica

Forma canonica dei sistemi

Un sistema generico non lineare MIMO (Multiple-Input Multiple-Output), variante nel tempo e proprio è descritto dalle equazioni:

{x(t)=fs(x(t),u(t),t)y(t)=fu(x(t),u(t),t)

dove:

  • x(t)nx è il vettore di stato;
  • u(t)nu è il vettore di ingresso;
  • t è il tempo;
  • y(t)ny è il vettore di uscita;
  • fs() e fu() sono campi vettoriali (che si suppongono normalmente analitici).

Si considera poi t0 l'istante iniziale e x(t0) lo stato iniziale (che spesso si suppone noto).

x(t)=fs(x(t),0,t) è detto movimento libero dello stato (l'evoluzione dello stato a partire da uno stato iniziale per ingresso nullo);

x(t)=fs(0,u(t),t) è detto movimento forzato dello stato (l'evoluzione dello stato a partire da uno stato iniziale nullo);

Classificazione dei sistemi

I sistemi dinamici descritti precedentemente in forma canonica possono essere classificati [1] in vari modi sulla base delle proprietà delle funzioni fs() e fu()

Si dicono sistemi monovariabili[1] o SISO i sistemi dotati di una sola variable di ingresso e di una sola variabile di uscita scalari ( y(t),u(t) );

i sistemi con più ingressi o uscite si dicono sistemi multivariabili o MIMO

Sono sistemi strettamente propri [1] i sistemi la cui uscita dipende solo dallo stato e non dipende dall'ingresso (y(t)=fu(x(t),t)); sistemi per cui l'uscita dipende anche dall'ingresso direttamente sono detti sistemi propri; sistemi propri possono essere trasformati in un sistema strettamente proprio equivalente aggiungendo una variabile allo stato

Un sistema è tempo-invariante o stazionario [2] se l'evoluzione dell'uscita e dello stato in un dato istante non dipende dal tempo in cui quell'istante si colloca, ovvero le funzioni fs() e fu() non dipendono dalla variabile tempo t;

Un sistema è lineare [3] quando sia l'uscita che la variazione dello stato sono combinazioni lineari dell'ingresso e dello stato; per un sistema lineare vale il principio di sovrapposizione degli effetti [4]

Linearizzazione

È spesso preferibile trattare problemi lineari, esistono metodi per ricondurre sistemi non lineari a sistemi lineari [5]

Se supponiamo che le funzioni fs() e fu() siano sufficientemente regolari nell'intorno di un punto (x(t0),0,t0) è possibile approssimarle nell'intorno di quel punto con il loro sviluppo di Taylor arrestato al termine di primo grado. [6]

Se ci troviamo a trattare problemi non lineari, ci si restringe nell'intorno di un punto di equilibrio del sistema, ovvero tale che x(t)=0, e si approssimano tutte le funzioni a funzioni lineari.

Si suppone che i coefficienti del sistema non varino nel tempo.

Sistemi lineari che abbiano più di un ingresso o più di un'uscita possono sempre essere espressi come composizione di sistemi SISO, in quanto è valido il principio di sovrapposizione degli effetti

Quando è possibile ci si riconduce a sistemi lineari tempoinvarianti SISO.

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 Fondamenti di controlli automatici di Paolo Bolzern, Riccardo Scattolini, Nicola Schiavoni; McGraw-Hill, prima edizione del marzo 1998; 35 Sezione 2.3: Classificazione dei sistemi dinamici
  2. Fondamenti di controlli automatici di Paolo Bolzern, Riccardo Scattolini, Nicola Schiavoni; McGraw-Hill, prima edizione del marzo 1998; 37
  3. Fondamenti di controlli automatici di Paolo Bolzern, Riccardo Scattolini, Nicola Schiavoni; McGraw-Hill, prima edizione del marzo 1998; 37
  4. Fondamenti di controlli automatici di Paolo Bolzern, Riccardo Scattolini, Nicola Schiavoni; McGraw-Hill, prima edizione del marzo 1998; 45, sezione 2.5: Sistemi lineari
  5. Automatic Control Systems di Benjamin C. Kuo; pagina 183, section 4-7: Linearization of nonlinear systems
  6. Fondamenti di controlli automatici di Paolo Bolzern, Riccardo Scattolini, Nicola Schiavoni; McGraw-Hill, prima edizione del marzo 1998; pagina 48, sezione 2.6: Linearizzazione