Algebra 1/Insiemi Logica Relazioni/Funzioni

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Funzioni

Diamo la seguente definizione

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In altre parole ogni elemento del dominio A è in corrispondenza con un solo elemento del codominio B.

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I termini funzione o applicazione sono sinonimi, tuttavia si preferisce usare il termine “funzione” quando i due insiemi A e B sono insiemi numerici. Solitamente una funzione viene indicata con la lettera f. Per indicare che la funzione f trasforma elementi dell’insieme A in elementi dell’insieme B usiamo una delle seguenti scritture

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L’insieme A si chiama dominio, l’insieme B codominio.

Il sottoinsieme proprio o improprio del codominio B formato dagli elementi che sono immagini degli elementi del dominio 𝒟 secondo la funzione f si chiama insieme immagine e si scrive IM.=f(𝒟). Osserviamo che non necessariamente ogni elemento del codominio è immagine di un elemento del dominio per cui IM.𝒞.

Funzioni iniettive, suriettive, biunivoche

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I tre esempi precedenti (a, b, c) illustrano tre tipi diversi di funzioni:

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Pertanto nella figura a è rappresentata una funzione iniettiva, nella figura b una funzione suriettiva e nella c una funzione biunivoca.

Funzioni tra insiemi numerici

Analizziamo alcune corrispondenze definite tra gli insiemi numerici. In questo caso la funzione f può essere espressa tramite una formula o scrittura analitica, una tabella, un algoritmo, oppure semplicemente con linguaggio comune, purché in modo preciso e inequivocabile. Il generico elemento x del dominio si chiama variabile indipendente e il corrispondente elemento y=f(x) si chiama variabile dipendente.

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Esempio: Analizziamo la corrispondenza che associa ad ogni intero il suo valore assoluto.

Sappiamo che il valore assoluto di un intero è un numero naturale, e ogni intero ha un solo valore assoluto. La corrispondenza è univoca e il dominio coincide con l’insieme , pertanto è una funzione: f: che è rappresentata in forma analitica con la scrittura y=|x| con x e y=f(x).

x 0 +1 1 2 +2 +3 3
y 0 1 1 2 2 3 3
Nella tabella sono rappresentati alcuni elementi del dominio con le rispettive immagini: da cui si deduce che tale funzione non è iniettiva.
Esempio: È assegnata la funzione f:x(x2). In questo caso la funzione associa ad ogni numero naturale x il numero intero ottenuto sottraendogli 2. L’espressione analitica della funzione f è: y=x2. La legge così espressa si può descrivere anche attraverso una tabella.
x 0 1 2 3 4 5 6
(x2) 2 1 0 +1 +2 +3 +4
Ogni elemento dell’insieme trova il corrispondente in ; elementi diversi del dominio hanno immagini diverse pertanto la funzione è iniettiva; l’insieme immagine è un sottoinsieme proprio del codominio e precisamente IM={yy2}, pertanto la funzione da a non è suriettiva.
Esempio: Analizziamo la corrispondenza: f1:x(x2) e costruiamo la relativa tabella:
x 0 1 2 3 4 5 6
(x2) 0 1 2 3 4
Vediamo che nella corrispondenza assegnata né 0 né 1 hanno l’immagine in .

Fissiamo allora come dominio 𝒟 un sottoinsieme di e precisamente 𝒟=I.D.={0, 1}; in questo modo possiamo procedere nell’analisi della funzione f1:y=x2.

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Funzioni inverse

È assegnata la funzione f: descritta mediante le istruzioni

Una funzione descritta con le istruzioni
Una funzione descritta con le istruzioni

La forma algebrica è y=2x+1; essa è definita per qualunque numero reale, quindi 𝒟= e l’insieme immagine coincide con il codominio, IM.=𝒞=. Scelto arbitrariamente un valore per la variabile indipendente come x=2 otteniamo la sua immagine y=f(2)=3, risultato delle operazioni descritte nelle istruzioni.

Preso ora y=4, elemento dell’insieme immagine della funzione, quali istruzioni dobbiamo seguire per determinarne la controimmagine? Cioè di quale elemento di 𝒟 è immagine il valore 4? Per quale valore di x aggiungendo 1 al suo doppio si ottiene 4? La questione è rappresentata nel diagramma di Eulero-Venn della figura [fig:8.3] e percorrendo le istruzioni con le operazioni inverse otteniamo il valore di x sottraendo 1 al valore dato per y e dividendo il risultato per 2. Le istruzioni da eseguire per determinare la controimmagine sono quindi:

funzione inversa di y=2x+1 descritta con le istruzioni
funzione inversa di y=2x+1 descritta con le istruzioni

In formula x=(y1):2. La funzione così ottenuta si chiama funzione inversa di f(x), che è quella che dato un elemento di IM. ci fornisce l’elemento di 𝒟 di cui è l’immagine. Questo è possibile poiché la funzione assegnata è iniettiva, e pertanto ci rendiamo subito conto che è invertibile, cioè che per ogni yIM. possiamo determinare la sua controimmagine x𝒟.

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Funzione inversa
Funzione inversa

Osserviamo che 𝒟(f1)=IM.(f) e IM.(f1)=𝒟(f).

Funzioni composte

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Osserva che la composizione di funzioni non è commutativa. Infatti, nell’esempio precedente, la funzione f(g(x)) si ottiene facendo agire prima la g(x) che eleva al quadrato il valore della variabile e lo aumenta di 1 e poi la f(x) che raddoppia il valore di quanto ottenuto; allora f(g(x))=2(x2+1)=2x2+2.

La retta e gli insiemi numerici

Nello studio degli insiemi numerici abbiamo visto come si possono depositare su una semiretta i numeri naturali; la legge costruttiva di questa rappresentazione genera tra l’insieme ={0, 1, 2, 3, 4, …} e i punti della semiretta una corrispondenza avente come dominio e come codominio i punti della semiretta. Ad ogni numero naturale possiamo far corrispondere un punto della semiretta, ma non tutti i punti della semiretta sono immagine di un numero naturale: la corrispondenza non è biunivoca.

Lo stesso fatto avviene se consideriamo l’insieme come dominio e i punti di una retta orientata come codominio; nella figura seguente viene rappresentata la corrispondenza generata con la legge costruttiva già enunciata nel capitolo dei numeri interi .

Numeri naturali sulla retta
Numeri naturali sulla retta

Ad ogni numero intero possiamo far corrispondere un punto della retta orientata, ma non tutti i punti della retta sono immagine di un numero intero: l’insieme immagine non coincide con il codominio e la corrispondenza non è biunivoca.

Gli insiemi e sono infiniti e la loro caratteristica comune è che tra due naturali consecutivi o tra due interi consecutivi non possiamo trovarne un altro. Si dice che e sono due insiemi discreti.

Consideriamo ora l’insieme dei numeri razionali; sappiamo che anche questi numeri, rappresentati da frazioni, possono essere disposti su una retta orientata come mostrato nella figura sottostante.

Numeri razionali sulla retta
Numeri razionali sulla retta

L’insieme rispetto agli insiemi e presenta un'altra caratteristica: è denso, cioè tra due numeri razionali ci sono infiniti altri numeri razionali. Come possiamo confermare questa affermazione?

Osserviamo la figura precedente: fra 38 e 32 si trova certamente il numero 1. Costruiamo il numero q=12(38+32) ottenuto dividendo per due la somma dei due numeri estremi dell’intervallo considerato, si ottiene q=1516 che è minore di 1 e, a maggior ragione, minore di 32, ma maggiore di 38, come si può verificare trasformando la frazione in una equivalente con denominatore 16. Con lo stesso procedimento possiamo determinare q1=12(38+1516)=2132 che risulta maggiore di 38 e minore di q. Con questo procedimento, che non ha mai termine, possiamo determinare infiniti altri numeri razionali compresi tra 38 e 32.

I numeri razionali sono un insieme denso
I numeri razionali sono un insieme denso

Questa possibilità ci fa supporre che tutti i punti della retta orientata possano essere immagine di un numero razionale, cioè che esista una corrispondenza biunivoca tra l’insieme e i punti della retta. Invece, no! Benché l’insieme sia infinito e denso, quando pensiamo di aver disposto sulla retta tutti i suoi elementi su quest’ultima rimangono ancora altri punti liberi (es. 2). La retta geometrica sembra avere “più punti” di quanti siano i numeri razionali: gli infiniti punti lasciati scoperti dai razionali sono immagine di numeri irrazionali 𝕁.

L’insieme =𝕁 è l’insieme dei numeri reali, cui Cantor attribuì la cardinalità (o potenza) del continuo 1 (superiore a quella numerabile dei numeri naturali 0). La retta geometrica orientata è in corrispondenza biunivoca con , quindi ad ogni numero reale corrisponde un punto sulla retta orientata e un punto della retta è immagine di un solo numero reale (razionale o irrazionale).

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Il metodo delle coordinate cartesiane

Abbiamo definito prodotto cartesiano di due insiemi non vuoti A e B l’insieme formato da tutte le coppie ordinate tali che il primo elemento appartenga ad A e il secondo a B. Mediante proprietà caratteristica si scrive: A×B={(a;b)aA e bB}.

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Introduzione al sistema di riferimento cartesiano ortogonale

Preso l’insieme dei numeri reali, costruiamo il prodotto cartesiano ×: esso è costituito dall’insieme delle coppie ordinate tali che il primo elemento sia un numero reale come pure il secondo elemento. In × avremo coppie il cui primo elemento è 0, coppie il cui primo elemento è un numero positivo e infine coppie il cui primo elemento è un numero negativo, coppie che possiamo sinteticamente rappresentare nel seguente modo: Template:Testo centrato È possibile dare una rappresentazione grafica di questo insieme di infiniti elementi?

Gli assi cartesiani
Gli assi cartesiani

Consideriamo sul piano una coppia di rette perpendicolari, indichiamo con O il loro punto di intersezione, fissiamo convenzionalmente un verso di percorrenza su ciascuna retta (convenzionalmente sull’orizzontale da sinistra a destra e sulla verticale dal basso all’alto) e infine scegliamo un segmento arbitrario come unità di misura. Indichiamo con x l’asse orizzontale che chiamiamo asse delle ascisse e con y l’asse verticale che chiamiamo asse delle ordinate.

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I quadranti del piano cartesiano
I quadranti del piano cartesiano

Gli assi dividono il piano in quattro zone chiamate quadranti che sono numerati come in figura [fig:8.6]. Ogni punto dell’asse delle ascisse è immagine di un numero reale: O è l’immagine di zero, i punti alla sua destra rappresentano i numeri reali positivi, quelli alla sua sinistra tutti i numeri reali negativi; analogamente sull’asse delle ordinate il punto O è l’immagine dello zero, sopra di questo si collocano i numeri positivi e sotto i numeri negativi.

Per rappresentare gli elementi di × cioè le coppie ordinate di numeri reali (α;β) procediamo nel seguente modo:

Coordinate positive nel piano cartesiano
Coordinate positive nel piano cartesiano
  • determiniamo sull’asse x il punto A immagine del numero reale α;
  • da A tracciamo la retta parallela all’asse y;
  • determiniamo sull’asse y il punto B immagine del numero reale β;
  • da B tracciamo la retta parallela all’asse x.

Il punto P, intersezione delle rette tracciate, è l’immagine della coppia ordinata (α;β). Il punto O, immagine della coppia (0;0), è chiamato origine del sistema di riferimento.

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Prima conclusione:  ogni coppia di numeri reali è rappresentata da un punto del piano dotato di riferimento cartesiano ortogonale monometrico.

Ascissa e ordinata di un punto
Ascissa e ordinata di un punto

Prendiamo ora un punto R del piano sul quale sia stato fissato un riferimento cartesiano ortogonale monometrico e tracciamo da R la parallela all’asse y che interseca l’asse x nel punto A. A questo punto è associato un numero reale α. Analogamente da R tracciamo la parallela all’asse x che interseca l’asse y nel punto B immagine di un numero reale β. Al punto R associamo la coppia di numeri reali (α;β).

Diremo che R è il punto di coordinate (α;β), α si chiama ascissa del punto R e β ordinata del punto R. Spesso le coordinate del punto R sono indicate con (xR;yR).

Seconda conclusione:  ogni punto del piano dotato di riferimento cartesiano ortogonale monometrico individua una coppia ordinata di numeri reali.

In conclusione, esiste una corrispondenza biunivoca tra l’insieme × e l’insieme dei punti del piano dotato di riferimento cartesiano ortogonale monometrico. Possiamo dunque “confondere” coppia di numeri reali con punto del piano e diremo, secondo gli esempi precedenti, “P è il punto (2;3)” o “P è il punto immagine della coppia (2;3)” o ancora “P è il punto di coordinate (2;3)”.

Un po' di storia

Nel II secolo  Ipparco[1] compilò il primo catalogo stellare in cui precisò la posizione di circa 850 stelle sulla sfera celeste mediante due numeri: latitudine e longitudine. La posizione di un punto era dunque individuata attraverso una coppia di numeri. Ancora oggi attraverso latitudine e longitudine viene individuato un punto sulla superficie terrestre. I romani, nel fondare una città, segnavano due solchi perpendicolari (cardo e decumano) ai quali riferivano la posizione di case, monumenti, strade.

Nel XVII secolo con le opere di Pierre de Fermat[2] e di René Descartes[3] il metodo di rappresentare punti con coppie di numeri divenne un procedimento matematico per descrivere enti geometrici attraverso numeri, equazioni, disequazioni e tradurre le relazioni tra elementi della geometria in relazioni tra enti dell’algebra.

La geometria analitica tratta quindi questioni geometriche con metodi di tipo algebrico.

Distanza tra due punti

Assegnato nel riferimento cartesiano ortogonale il punto P(α;β), il numero reale |α| rappresenta la misura della distanza del punto P dall’asse y e il numero reale |β| rappresenta la misura della distanza di P dall’asse x.

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Vogliamo ora determinare la misura AB di un segmento AB, inserito in un riferimento cartesiano ortogonale monometrico Oxy, conoscendo le coordinate degli estremi A e B del segmento stesso.

Caso I  i due punti hanno la stessa ascissa. Il segmento AB è parallelo all’asse y e può presentarsi in diverse posizioni rispetto all’asse x.

Distanza di punti con la stessa ascissa
Distanza di punti con la stessa ascissa

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Osserviamo che in ogni caso abbiamo sottratto dall’ordinata maggiore l’ordinata minore; generalizzando possiamo concludere: la misura del segmento AB parallelo all’asse delle ordinate è AB=|yAyB| indipendentemente da quale estremo abbia ordinata maggiore.

Caso II

Distanza di punti col stessa ordinata
Distanza di punti col stessa ordinata

i due punti hanno la stessa ordinata. Il segmento AB (figura [fig:8.13]) è parallelo all’asse x e può presentarsi in diverse posizioni rispetto all’asse y.

Seguendo il procedimento applicato nel primo caso, dopo aver rilevato le coordinate degli estremi del segmento AB nella figura [fig:8.13], verifica che in ogni caso AB=|xAxB|.

La misura del segmento AB parallelo all’asse delle ascisse è AB=|xAxB| indipendentemente da quale estremo abbia ascissa maggiore.

Caso III

Distanza tra due punti qualsiali
Distanza tra due punti qualsiali

è questo il caso generale: il segmento ha una direzione diversa da quella degli assi coordinati.

Dati: A(xA;xB), B(yA;yB).

Obiettivo: AB.

Procedura risolutiva: tracciando da A la parallela all’asse x e da B la parallela all’asse y si determina il vertice C del triangolo rettangolo ABC di cui AB è l’ipotenusa. Per il teorema di Pitagora si ottiene: AB=AC2+BC2=(xAxC)2+(yCyB)2. Poiché xC=xB e yC=yA sostituendo si ha: AB=(xAxB)2+(yAyB)2.

La misura del segmento AB, note le coordinate dei suoi estremi, è quindi: Template:Testo centrato

Punto medio di un segmento

Ricordiamo il teorema di Talete:

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Teorema di Talete
Teorema di Talete

Richiamiamo anche la definizione di punto medio di un segmento:

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Punto medio di un segmento
Punto medio di un segmento

Se si conoscono le coordinate degli estremi A(xA;ya) e B(xB;yB) di un segmento possiamo determinare le coordinate del suo punto medio M(xM;yM).

Coordinate del punto medio di un segmento
Coordinate del punto medio di un segmento

Essendo AM=MB per il teorema di Talete AM=MB; si ha inoltre A(xA;0), B(xB;0), M(xM;0) e quindi xMxA=xBxM da cui 2xM=xA+xB e dunque xM=xA+xB2.

Con ragionamento analogo, tracciando dai punti A, B, M le parallele all’asse x, si ricava yM=yA+yB2.

Le coordinate del punto medio M di un segmento AB, con A(xA;xB) e B(xB;yB) sono quindi: Template:Testo centrato

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Il grafico di una funzione

Ricordiamo le definizioni [def:funzione] e [def:immagine_di_f]. Una funzione f è una corrispondenza univoca tra due insiemi non vuoti: ad ogni elemento x (variabile indipendente) del dominio associa uno e un solo valore y del codominio (variabile dipendente). L’elemento y, corrispondente di un elemento x del dominio, viene detto immagine di x nella funzione f e si scrive y=f(x).

Le funzioni numeriche, cioè aventi per dominio e codominio insiemi numerici, possono essere espresse:

  • con linguaggio comune, purché in modo preciso e inequivocabile (esempio: La funzione f “associa ad ogni numero razionale il suo triplo”);

  • attraverso un algoritmo, cioè una serie di istruzioni per trasformare il valore della variabile indipendente (in ingresso) nel valore della variabile dipendente (in uscita);
    Funzione numerica espressa con un algoritmo
    Funzione numerica espressa con un algoritmo
  • mediante una tabella:
    x 2 0 3 7 10
    y 6 0 9 21 30
  • con una formula che indica il calcolo che si effettua sulla variabile indipendente per determinare in modo univoco il valore della variabile dipendente. Per esempio: y=3x.

Esempio: Traccia su un piano quadrettato un riferimento cartesiano ortogonale monometrico. Completa la tabella per la funzione y=2x avente come dominio e codominio l’insieme dei numeri reali.
x 0 1/2 2 3
y 2 5
Ogni coppia (x;y) determina nel riferimento cartesiano un punto; rappresenta i punti le cui coordinate sono le coppie ordinate contenute nella tabella. Puoi osservare che i punti trovati sono allineati su una retta passante per l’origine del riferimento.

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Funzione di proporzionalità diretta

x 0 1 1/2 2 3 5/2
y 0 2 1 4 6 5
y/x

Compila la terza riga della tabella contenente il rapporto tra la variabile dipendente y e la variabile indipendente x. Cosa osservi? Completa: yx=

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Il grafico di una funzione di proporzionalità diretta è una retta passante per l’origine; la costante k si chiama coefficiente angolare della retta.

Coefficiente angolare di una funzione
Coefficiente angolare di una funzione

Nella figura è rappresentata una retta passante per l’origine del riferimento; essa forma con l’asse orientato delle x un angolo α; la costante k ci dà informazioni su tale angolo. In particolare se la costante di proporzionalità è positiva, l’angolo α è acuto, se la costante è negativa allora l’angolo α è ottuso. Se k=1 l’angolo è di 45° e la retta è la bisettrice del I e III quadrante.

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La funzione costante

La figura sottostante rappresenta una funzione in cui 𝒟= e l’insieme IM.={2}.

Dominio e Insieme Immagine
Dominio e Insieme Immagine

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Rappresentiamo la funzione del grafo come formula, compiliamo la tabella e infine tracciamo il suo grafico nel riferimento cartesiano ortogonale.

Formula: y=2.

Tabella:

x 2 0 3 1 2
y 2 2 2 2 2

Il grafico di una funzione costante è una retta parallela all’asse delle ascisse (figura [fig:8.24]). Osserviamo che se k è positivo la retta sta nel semipiano delle ordinate positive (I e II quadrante); se k è negativo la retta sta nel semipiano delle ordinate negative (III e IV quadrante); se k=0 allora la retta coincide con l’asse x delle ascisse.

La funzione costante
La funzione costante

La funzione lineare

Le seguenti istruzioni individuano una funzione:

Istruzioni di una funzione
Istruzioni di una funzione

Completa:

  • la funzione data si esprime con linguaggio comune: “la differenza tra............”;
  • la formula che indica il legame algebrico tra la variabile indipendente e la variabile dipendente è y=.

La tabella che ne rappresenta alcuni valori è:

x 2 0
y 0

Rappresenta i punti del grafico in un riferimento cartesiano ortogonale. Rispondi: i punti trovati sono allineati? la funzione è una proporzionalità diretta?

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Significato dei coefficienti m e q nella funzione lineare y=mx+q

  • Se m=0 la funzione è y=q, il suo grafico è una retta parallela all’asse x;
  • se m0 esso è il coefficiente angolare della retta; ci dà informazioni sull’angolo che la retta forma con l’asse orientato delle ascisse: se m>0 l’angolo formato con l’asse delle ascisse è un angolo acuto; se m<0 l’angolo è ottuso;
  • se q=0 la funzione è y=ax, il suo grafico è una retta passante per l’origine;
  • se q0 esso è l’ordinata del punto di intersezione della retta con l’asse delle ordinate (asse y).
Significato dei parametri m e q
Significato dei parametri m e q

la funzione costante e la funzione di proporzionalità diretta sono funzioni lineari.

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Assegnata una tabella di corrispondenza è possibile determinare la formula della funzione lineare.

Esempio:Stabilisci se la tabella assegnata rappresenta una funzione lineare e determina la formula che la descrive.
x 2 1 0 1 2/3
y 8 5 2 1 0
Procedura risolutiva: segno nel riferimento cartesiano i punti corrispondenti alle coppie ordinate (x;y) date dalla tabella e osservo che il grafico è una retta non passante per l’origine. Non si tratta dunque di una proporzionalità diretta (il rapporto y/x non è costante!). Per determinare la formula devo stabilire il valore di m (coefficiente angolare) e di q. Dalla tabella individuo il valore q=2, infatti per x=0 si ha y=2. Per determinare m, sommo 2 (l’opposto di 2) a tutte le ordinate e trovo la tabella della proporzionalità diretta y=3x.
x 2 1 0 1 2/3
y 6 3 0 3 2
Quindi la formula della funzione lineare cercata è y=3x2. Questo procedimento è possibile perché nella tabella è già evidente il valore di q.

La funzione di proporzionalità inversa

La base e l’altezza di un rettangolo ABCD misurano rispettivamente 3cm e 4cm. Determina la sua area.

Se le misure dei lati sono numeri interi, esistono altri rettangoli equivalenti a quello dato? Costruisci i rettangoli equivalenti, indicando accanto a ciascuno la misura dei lati. Se le misure fossero numeri reali, potresti determinare tutti i rettangoli equivalenti a quello assegnato?

Generalizziamo: i lati x e y di tutti i rettangoli equivalenti a quello dato sono legati dalla condizione xy=12 con x, y+.

x 6 8 10 1/3 4/3
y 2 3/2 6/5 36 9

Osserviamo che se fissiamo il valore di x il lato y vale y=12x come nella tabella. Rappresenta ora nel riferimento cartesiano ortogonale i punti individuati dalla tabella: essi si collocano nel primo quadrante perché Ti sembrano allineati?

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Il grafico di una funzione di proporzionalità inversa è una curva chiamata iperbole.

Analizziamo tale funzione e rappresentiamo il suo grafico a secondo dei valori della costante k.

Caso k>0  Quando ci proponiamo di costruire una tabella di valori, le variabili x e y sono senz’altro concordi; al numero positivo x corrisponde il numero positivo y=kx dunque i punti nel riferimento cartesiano si collocano nel primo quadrante; al numero negativo x corrisponde il numero negativo y=kx dunque i punti nel riferimento cartesiano si collocano nel terzo quadrante.

Esempio: Rappresentare graficamente la funzione y=2x. Per far questo assegniamo a x alcuni valori, positivi e negativi:
x 3 1 1/2 1 4 1/2 3
y 2/3 2 4 2 1/2 4 2/3
Riportiamo i punti nel riferimento cartesiano ortogonale. Essi si collocano nel primo e terzo quadrante come previsto, non sono allineati. Non possiamo attribuire alla variabile indipendente il valore zero perché non si può dividere per zero, né alcun valore di x potrà avere come immagine y=0 in quanto un quoziente è zero se il dividendo è zero (in questo caso è 2). Il dominio è 𝒟=0 e l’insieme immagine è IM.=0.

Il grafico di questa funzione non ha punti appartenenti agli assi coordinati. Questa curva è una iperbole; essa è formata da due rami che si collocano nel I e III quadrante.

La funzione y=k/x con k>0
La funzione y=k/x con k>0

Caso k<0  Quando ci proponiamo di costruire una tabella di valori, le variabili x e y sono senz’altro discordi; al numero positivo x corrisponde il numero negativo y=kx dunque i punti nel riferimento cartesiano si collocano nel quarto quadrante; al numero negativo x corrisponde il numero positivo y=kx dunque i punti nel riferimento cartesiano si collocano nel secondo quadrante.

Esempio: Rappresentare graficamente la funzione y=12x. Per far questo assegniamo a x alcuni valori, positivi e negativi.
x 2 1 1/2 1 2 1/2 3/2
y 1/4 1/2 1 1/2 1/4 1 1/3
Riportiamo i punti nel riferimento cartesiano ortogonale. Essi si collocano nel secondo e quarto quadrante come previsto, non sono allineati. Non possiamo attribuire alla variabile indipendente il valore zero perché non si può dividere per zero, né alcun valore di x potrà avere come immagine y=0 in quanto un quoziente è zero se il dividendo è zero, ma in questo caso è 12. Il dominio è 𝒟=0 e l’insieme immagine è IM.=0.

Il grafico di questa funzione (figura [fig:8.26]) non ha punti appartenenti agli assi coordinati. Questa curva è una iperbole; essa è formata da due rami che si collocano nel II e IV quadrante. }}

La funzione y=k/x con k<0
La funzione y=k/x con k<0

La funzione di proporzionalità quadratica

È assegnata la tabella che esprime il legame tra due variabili reali; determina se essa rappresenta una funzione costante, una funzione lineare, una funzione di proporzionalità diretta, di proporzionalità inversa, oppure nessuno di questi tipi:

x 2 1 1/2 0 2 3 3/2
y 4 1 1/4 0 4 9 9/4

Come avrai notato dall’analisi delle coppie assegnate, la tabella associa ad ogni valore della variabile indipendente il suo quadrato. Il dominio di tale funzione è 𝒟=, mentre l’immagine è IM.=+{0}. La formula con cui si esprime il legame algebrico delle due variabili è y=x2. Costruiamo il suo grafico, utilizzando i punti della tabella.

La funzione y=x^2
La funzione y=x^2

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Il grafico di una funzione di proporzionalità quadratica è una curva passante per l’origine, chiamata parabola. Il punto O(0;0) si chiama vertice della parabola.

Funzione lineare a tratti

Esempio: La ditta “Farvit” produce viti che vengono vendute a peso in imballaggi particolari il cui peso non supera i 10kg; la tabella dei prezzi esposta nel magazzino degli ordini è la seguente:
Peso Costo (€.)
peso4kg 1,5peso
4Kg<peso8kg 0,5peso+4
8Kg<peso10kg 12
Soluzione  Pensando il peso come variabile indipendente che possa assumere qualunque valore reale positivo, possiamo rappresentare la tabella esposta con un grafico.
Esempio di funzione definita per casi
Esempio di funzione definita per casi

Osserviamo che il punto C rappresenta il costo di un pacco di 8kg; il punto D è l’estremo di un segmento aperto a sinistra. Per un peso di 8,1kg il costo è di €. 10. Il grafico tracciato è formato da segmenti appartenenti a rette diverse: in questi casi si dice che la funzione è definita per casi.

Qual è il costo di una confezione di 3kg? Costo= Segnate il punto corrispondente sul grafico. Il punto E cosa rappresenta? Stabilite dominio e codominio della funzione Costo.

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Altro esempio di una funzione definita per casi
Altro esempio di una funzione definita per casi

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Funzione valore assoluto

Particolare importanza assume la funzione valore assoluto definita da in : Template:Testo centrato

Vogliamo tracciarne il grafico. Nel riferimento cartesiano ortogonale tracciamo la retta y=x e su di essa evidenziamo la semiretta b avente l’origine in O i cui punti appartengono al I quadrante; analogamente tracciamo la retta y=x e su di essa evidenziamo la semiretta a avente l’origine in O i cui punti appartengono al II quadrante.

Nelle figure sono rappresentati i passi descritti e il grafico della funzione valore assoluto come unione delle due semirette evidenziate.

Come si ottiene una funzione in valore assoluto
Come si ottiene una funzione in valore assoluto
La funzione valore assoluto
La funzione valore assoluto
Come si ottiene una funzione
in valore assoluto
La funzione valore assoluto

Conclusione  il grafico della funzione valore assoluto di equazione y=|x| è formato da due semirette aventi come origine l’origine del riferimento cartesiano. La funzione è continua, è nulla per x=0 e positiva per ogni x{0}, l’insieme immagine è IM.={yy0}.

Esercizi del capitolo

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  1. noto anche come Ipparco di Nicea o di Rodi, è stato un astronomo, matematico e geografo della Grecia antica (190 - 120).
  2. matematico e magistrato francese (1601 - 1665).
  3. filosofo e matematico francese noto anche con il nome italianizzato Renato Cartesio (1596 - 1650).