Meccanica quantistica relativistica/Formulazione covariante delle equazioni di Maxwell

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Consideriamo le equazioni di Maxwell:

{E=+4πϱ×E=1cHt{H=0×H=4πϱvc+1cEt

Come è noto, il fatto che la divergenza del campo magnetico H sia identicamente nulla[1] induce a scrivere H come il rotore di un campo:

H=×A

Infatti la divergenza di un rotore è identicamente nulla se sono soddisfatte le ipotesi del teorema di Schwarz.[2] Questa scrittura permette di dedurre:

×E=1ct(×A)=1c×(At)×(E+1cAt)=0

Il campo E+1cAt è quindi irrotazionale, pertanto si può a sua volta scrivere come il gradiente di un campo scalare ϕ:

E+1cAt=ϕE=1cAtϕ

pertanto i campi E e H soluzioni delle equazioni di Maxwell si possono scrivere tramite i potenziali A e ϕ:

H=×AE=1cAtϕ

I potenziali A e ϕ prendono rispettivamente il nome di potenziale vettore e potenziale scalare. Sostituendo queste espressioni nelle equazioni del flusso del campo elettrico e della generalizzazione della legge di Ampère (ovvero le altre due equazioni di Maxwell) si ricavano le equazioni corrispondenti per i potenziali:

2ϕt𝐀=ρε

c22𝐀+c2(𝐀)+ϕt+2𝐀t2=𝐉ε

dove si è tenuto conto della relazione vettoriale ×(×V)=(V)2V. Queste equazioni, note anche come equazioni elettrodinamiche, descrivono la propagazione dei due potenziali vettore e scalare; tuttavia queste due equazioni risultano accoppiate.

Grazie al margine di arbitrarietà compreso nella definizione dei potenziali è possibile però disaccoppiarle. Questo margine di arbitrarietà deriva dal fatto che applicando determinate trasformazioni ai potenziali, le equazioni di evoluzione rimangano inalterate: in altri termini, applicando queste trasformazioni ai potenziali (dette trasformazioni di Gauge) le espressioni dei campi elettrico e magnetico non variano. Lo scopo finale che si ha in mente qui è quello di disaccoppiare le due equazioni e di renderle allo stesso tempo invarianti relativisticamente.

Innanzitutto si osservi che siccome il rotore di un campo gradiente è sempre nullo e denotando con Ψ un campo sufficientemente regolare, si ha che la trasformazione AA+Ψ non altera il campo magnetico. Se si inserisce questa trasformazione nella seconda delle equazioni di Maxwell in forma covariante si trova per il campo elettrico:

E=1ctAϕ1ctA(1cΨt)ϕ

e si vede che affinché anche il campo elettrico resti invariato il potenziale scalare deve far comparire un termine che compensi quello aggiuntivo derivante dal potenziale vettore, cioè deve trasformare come ϕϕ1ctΨ. Quindi le trasformazioni sui potenziali:

{AA+Ψϕϕ1cdΨdt

rimangono invariate le equazioni di Maxwell. Avendo sempre in mente di disaccoppiare le due equazioni elettrodinamiche e metterle in una forma relativisticamente invariante, si può utilizzare la libertà di scelta fornita dalla Ψ per fare in modo che risulti:

A=1ctϕA+1ctϕ=0

Questa particolare scelta prende il nome di gauge di Lorenz ed è un invariante di Lorentz. In questo modo la prima equazione si disaccoppia e prende la forma di un'equazione delle onde:

2ϕ1ctA=2ϕ+1c22ϕt2=4πϱ

Questa scelta risulta coerente, si vede infatti che sostituita nell'equazione per il potenziale vettore permette anche a questa equazione di disaccoppiarsi e assumere la forma di un'equazione delle onde:

2A+(A)=4πϱvc+1ct(1cAtϕ)2A+(A)=4πϱvc1c22At2(1ctϕ)

ovvero, in definitiva:

2ϕ1c22ϕt2=4πϱ2A1c22At2=4πϱvc

Queste due equazioni possono ormai essere riscritte direttamente in forma invariante utilizzando l'operatore dalambertiano 21c22t2 che, come è noto, è un invariante relativistico:

ϕ=4πϱA=4πϱvc

La gauge di Lorenz, che sfrutta la libertà insita nella definizione dei potenziali, permette quindi di esplicitare la covarianza delle equazioni dei potenziali.

Il fatto che il dalambertiano sia un invariante porta a introdurre in maniera naturale due quadrivettori:

Aμ(A,ϕ)quadrivettore potenzialejμ(ϱv/c,ϱ)quadrivettore corrente

L'introduzione di un quadrivettore potenziale è del tutto lecita. Non deve sfuggire infatti che la gauge di Lorenz è in effetti la quadridivergenza di questo quadrivettore, che risulta pertanto invariante. In altri termini, l'imposizione della gauge di Lorenz ai potenziali vettore e scalare oltre che disaccoppiare le equazioni dei potenziali, rendono questi le componenti di un quadrivettore invariante.

In termini di questi due quadrivettori, le equazioni dei potenziali assumono immediatamente una forma invariante relativistica estremamente compatta:

Aμ=4πjμ

Si consideri ora una generica rotazione:

{x=cosθ+ysinθy=xsinθ+ycosθz=z

Il gradiente definito come:

(x,y,z)

trasforma come:

x=xxx+yxy=cosθx+sinθy

e quindi il gradiente trasforma esattamente come un vettore. Considerando invece le trasformazioni di Lorentz:

{z=γ(z+vt)ct=γ(ct+zvc)

il gradiente trasforma come:

{z=zzz+(ct)z(ct)=γ(zvc(ct))(ct)=(ct)(ct)(ct)+z(ct)z=γ((ct)vc(ct))

e quindi anche nel caso di trasformazioni di Lorentz il gradiente trasforma come un vettore. Si possono quindi introdurre i quadrivettori:

xμ(r,ct)μ(,ct)

e i rispettivi controvarianti:

xμ(r,ct)μ(,ct)

in questo modo xμxμ=r2c2t2 è il quadrintervallo e μμ= è il dalambertiano. Con questa notazione, la gauge di Lorenz si esprime come μAμ=0.

L'introduzione di un formalismo relativisticamente invariante permette di definire un tensore elettromagnetico. Infatti vale:

×HHz=xAyyAxovveroHk=iAjjAi

per il campo elettrico vale una relazione analoga:

Ez=1c2Aztzϕ=4A33A4

Si è portati quindi a introdurre un tensore elettromagnetico definito come:

Fμν=μAννAμ(0HzHyExHz0HxEyHyHx0EzExEyEz0)

e che trasforma evidentemente come:

F'μν(x'λ)=ΛμρΛνσFρσ(xλ)

Si vedrà ora come trasformano alcune delle componenti di questo tensore a titolo di esempio.

H'z=F'12=Λ1ρΛ2σFρσ=F12=HzE'z=F'43=Λ1ρΛ2σFρσ=Λ44Λ33F43+Λ34Λ43F34=γ2(F43+β2F34)=γ2(F43β2F34)=F43=EzH'x=F'23=Λ2ρΛ3σFρσ=Λ22Λ3σF2σ=Λ33F23+Λ34F24=γ(HxβEy)

e in maniera analoga per le altre componenti.

Si possono ora considerare le equazioni di Maxwell. Si considerino prima quelle senza sorgenti:

×H=1F23+2F31+3F12=ϵabcaFbc=0

la quarta componente fornisce:

2F34+3F42+4F23=yEz+zEy1ctHx

ovvero proprio l'equazione ×E+1ctH=0. Le equazioni senza sorgenti possono quindi scriversi in termini del tensore elettromagnetico:

ϵλμνλFμν=0

Per le altre equazioni risulta:

xEx+yEy+zEz=4πϱ=1F41+2F42+3F43

e siccome il termine 4F44=0, questa equazione assume la forma λF4λ=4πj4. Generalizzando l'altra equazione si trova per la coppia di equazioni con le sorgenti:

λFμλ=4πjμ

Si consideri ora la forza di Lorentz F=e(E+vc×H). Se si introduce la densità di carica ϱ si può definire una densità di forza di Lorentz =ϱ(E+vc×H). Si consideri la componente lungo z di questa densità in termini del tensore elettromagnetico e si tenga presente che vale jμ=(ϱvc,ϱ):

z=ϱEz+ϱc(vxHyvyHx)=ϱEz+ϱcvxHyϱcvyHx==ϱF43+ϱvxcF31ϱvycF23=j4F43+j1F31j2F23==j4F43+j1F31+j2F32+j3F33=0=jμF3μ

Lo stesso calcolo può applicarsi alle altre componenti della densità di forza, risulta quindi:

i=jμFiμ

Per la quarta componente si ha:

4=jμF4μ=j1F41+j2F42+j3F43+j4F440=ϱcvxEx+ϱcvyEy+ϱcvzEz=ϱcvE==ϱ(E+v×Hc)vc=vc

e cioè la densità di potenza. λ costituisce quindi un quadrivettore le cui componenti sono la densità di forza di Lorentz e la densità di potenza:

λ=jμFλμ

Deve allora essere possibile definire un "potenziale" a partire dal quadrivettore λ tale che λ=μTλμ. In base alla forma covariante delle equazioni di Maxwell si può scrivere:

λ=14πρFρμ=jμFλμ=14πρ(FρμFλμ)14πFρμρFλμ=14πρ(FρμFλμ)14πFμρρFλμ

L'idea è di far uscire una divergenza totale manipolando opportunamente questa equazione in modo da poter trovare l'espressione esplicita del "potenziale" Tλμ. A questo fine, scambiando gli indici ρ e μ nel secondo pezzo di quest'ultima equazione:

14πFμρρFλμ=14πFρμμFλρ

e sommando:

λ=14πρ(FρμFλμ)18π(14πFμρρFλμ+14πFρμμFλρ)==14πρ(FρμFλμ)18πFμρ(ρFλμμFλρ)==14πρ(FρμFλμ)18πFμρ(ρFλμμFλρλFμρ+λFμρ)

notando ora che ρFλμ=ρFμλ si ha:

λ=14πρ(FρμFλμ)18πFμρ(ρFμλμFλρλFμρ=ϵλμρρFλρ0+λFμρ)

per cui:

λ=14πρ(FρμFλμ)18πFμρ(λFμρ)=14πρ(FρμFλμ)116πλ(FμρFμρ)

rinominando ora gli indici muti μ in ν e ρ in μ nel primo termine e mandando l'indice muto μ in ν nel secondo termine, si ottiene:

λ=14πμ(FμνFλν)116πλ(FνρFνρ)

notando infine che λ=gλμμ si ricava:

λ=14πμ(FμνFλν)116πgλμμ(FνρFνρ)=μ(14πFμνFλν116πgλμFνρFνρ)

che permette di definire il "potenziale" come:

λ=μTλμTλμ14πFμνFλν+116πgλμFνρFνρ

che prende il nome di tensore energia-impulso elettromagnetico.

Questo tensore è simmetrico. Infatti, scambiando μ e λ nel secondo passaggio:

FμνFλν=FνμFλν=FμνFνλ=FλνFμν

Analizziamo ora le componenti principali di questo tensore.

T41=14πF4νF1ν=14πF42F1214πF43F13=14π(EyHzEzHy)=14π(E×H)x=Sx

in quanto g41=0.

T12=14πF1νF2ν=14πF13F2314πF14F24=14π(ExEyHyHx)σxy

per l'ultimo termine, ricordando che i termini diagonali sono nulli:

T44=14πF4νF4ν+116πg44FρνFρν=14π(F41F14+F42F24+F43F43)+116π(F12F12+F13F13+F14F14++F21F21+F23F23+F24F24++F31F31+F32F32+F34F34++F41F41+F42F42+F43F43)

ricordando la forma del tensore elettromagnetico, il termine si può riscrivere come:

T44=14π(Ex2Ey2Ez2)+116πg44(2Hx22Hy22Hz2+2Ex2+2Ey2+2Ez2)==14πE2116π(2Hx22Hy22Hz2+2Ex2+2Ey2+2Ez2)=14πE2+18πH218πE2=18π(E2+H2)

In definitiva il tensore energia-impulso espresso come matrice assume la forma:

Tλν(σxxσxyσxz1cSxσyxσyyσyz1cSyσzxσzyσzz1cSz1cSx1cSy1cSz)

dove:

σij=14π(EiEj+HiHj)18π(E2+H2)δij (tensore degli sforzi di Maxwell)Si=14πE×H (vettore di Poynting)=18π(E2+H2) (energia)

Si condideri ora la quarta componente della densità di forza:

4=λT4λ=1ctT44iT4i

integrando si trova:

𝒱4dVlavoro=1ct𝒱T44dV𝒱iT4idV1cdEcarichedt=1cdEe.m.dt1cΣSidσi

Il lavoro rappresenta un'energia per unità di tempo (l'energia posseduta dalle cariche), mentre l'integrale di superficie rappresenta il flusso del vettore di Poynting, ovvero il flusso di energia uscente dal volume considerato. Ne consegue la legge di conservazione:

ddt(Ecariche+Ee.m.)=ddtEuscita

che esprime il fatto che se la somma dell'energia delle particelle e del campo elettromagnetico in un determinato volume non è costante, allora significa che esiste un flusso di energia uscente da questo volume.

Vediamo ora le componenti spaziali della densità di forza:

i=λTiλ=1ctTi4iTij

e integrando:

𝒱idV=1ct𝒱Ti4dV𝒱iTijdVddtPicariche=ddtPie.m.ΣTijσj

ovvero:

ddt(Picariche+Pie.m.)=ΣTijσj

Le due equazioni nel riquadro costituiscono i cosiddetti teoremi di bilancio del tensore Tμν.

Note

  1. Si ricordi che questa scrittura implica che i monopoli magnetici non esistano.
  2. Vale forse la pena di ricordare che le condizioni per la validità del teorema di Schwarz sono che la funzione deve essere di classe C(2) e che sia definita su un insieme aperto e semplicemente connesso.

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