Meccanica quantistica relativistica/Equazione di Dirac

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Template:Meccanica quantistica relativistica

Tale problema condusse Paul A.M. Dirac nel 1928 a formulare la sua equazione, che fra l'altro porta alla predizione dell'esistenza delle antiparticelle. La situazione in cui il numero delle particelle è una variabile viene detto seconda quantizzazione.

L'equazione che Dirac cercava doveva soddisfare i seguenti requisiti:

  1. deve essere lineare (per conservare il principio di sovrapposizione proprio dell'equazione di Schrödinger);
  2. deve rispettare la condizione relativistica fra E e p, comprendere le derivate di spazio e tempo sullo stesso piano (per avere una formulazione relativistica);
  3. deve contenere solo le derivate prime (per non incorrere nel problema dell'equazione di Klein-Gordon);
  4. deve tuttavia soddisfare l'equazione di Klein-Gordon [m2c2/2]ψ=0 (per contenere in sé la relazione relativistica E2=p2+m2);
  5. deve essere covariante a vista (per conservare l'invarianza per trasformazioni)

Impostiamo quindi una relazione lineare con le derivate prime, imponendo in tal modo i requisiti (1) e (3):

E=[α1p1+α2p2+α3p3+βmc]ψ[p4α1p1α2p2α3p3βmc]ψ=0

I coefficienti αi e β sono calcolati imponendo le altre condizioni. Moltiplichiamo infatti la relazione precedente per la sua coniugata [p4+α1p1+α2p2+α3p3+βmc] per imporre le condizioni (2) e (4). Si ottiene allora:

[p42p4iαipip4βmc+iαipip4ijαiαj+αjαi2pipj+iαiβmcpi+βmcp4βmciαipiβ2m2c2]ψ=0

e tenendo presente che αi e β commutano con p (sono in effetti dei coefficienti), si ricava:

[p42ijαiαj+αjαi2pipji(αiβ+βαi)mcpiβ2m2c2]ψ=0

Siamo giunti quindi a un'equazione del secondo ordine, che deve corrispondere alla relazione relativistica della condizione (4). Esplicitando la componente p4:

[E2c2+ijαiαj+αjαi2pipj+i(αiβ+βαi)mcpi+β2m2c2]ψ=0

Per ottenere ora la relazione E2=p2+m2 a partire da questa equazione, dobbiamo ritrovare il termine p2 e i termini misti in mcpi devono essere nulli. I coefficienti devono quindi sottostare alle condizioni:

αiαj+αjαi2=δijαiβ+βαi=0β2=𝕀

e in questo caso la relazione diventa:

p4ψ=[iαipi+βmc]ψ

Bisogna ora esplicitare i coefficienti da inserire nell'equazione. I coefficienti αi soddisfano la proprietà di anticommutazione e quelle delle matrici. Questo implica immediatamente che ψ non può essere uno scalare, ma un vettore sul quale queste matrici possono operare. La seconda proprietà ci permette di dedurre:

αiβ=βαidetαidetβ=(1)Ndetβdetαi<math>in<math>N dimensioni. Ma il determinante è un numero, quindi 𝐍 deve essere pari. Essendo anche il determinante diverso da 0, possiamo prendere le matrici inverse e dalla stessa relazione ricavare le condizioni:

αi1αiβ=αi1βαiβ=αi1βαi

e prendendone le tracce:

Trβ=TrβTrβ=0

Moltiplicando invece per β1 si ricava:

β1αiβ=β1βαiαi=β1αiβTrαi=TrTrαi=0

Le tre matrici αi e la β sono quindi matrici non unitarie a traccia nulla di dimensione pari. La matrice β, per via della traccia nulla e della terza condizione sul suo quadrato, deve avere la forma:

β=(1111)

La dimensione minima che soddisfa tutte queste richieste è 4 in quanto a causa della particolare forma della terza matrice σ3 non è possibile soddisfare queste condizioni in uno spazio a dimensione 2, poiché una base è composta dalle tre matrici di Pauli più la matrice unitaria. Si noti tuttavia che questo numero non ha alcuna relazione con le dimensioni dello spazio-tempo.

Notando che in uno spazio 2×2 una base matriciale è costituita dalla matrice identità e dalle tre matrici di Pauli σk:

σ1=(0110)σ2=(0ii0)σ3=(1001)

e notando inoltre che le matrici di Pauli possono essere utilizzate a livello più generale come elementi di matrici a blocchi, si può senz'altro scegliere come base:

αk=(0σkσk0)β=(𝕀00𝕀)

Ovvero, esplicitamente:

α1=(0001001001001000)α2=(000i00i00i00i000)α3=(0010000110000100)β=(1000010000100001)

Questa scelta costituisce la cosiddetta rappresentazione standard o rappresentazione di Dirac; altre due rappresentazioni possibili sono quella di Weyl e quella di Majorana.

L'equazione in forma operatoriale assume questo aspetto:

itψ=cikαkkψ+mc2βψ

la cui complessa coniugata è:[1]

itψ=cikkψαk+mc2ψβ

Seguendo il procedimento standard per trovare l'equazione di continuità, possiamo ora moltiplicare la prima per ψ a sinistra e la seconda per ψ a destra. Sottraendo poi la seconda dalla prima si ottiene:

i[ψtψ+tψψ]=cik(ψαkkψ+kψαkψ)

ovvero:

it(ψψ)=cikk(ψαkψ)

È possibile quindi definire una densità di probabilità e una densità di corrente di probabilità rispettivamente come:

ϱ=ψψjk=cψαkψ

e ottenere infine l'equazione di continuità nella solita forma, dove il termine cα risulta legato alla velocità ed in cui la densità di probabilità è effettivamente definita positiva:

ϱt+ȷ=0

Resta da soddisfare infine la condizione (5). L'equazione scritta qui è in realtà già covariante e si esplicita semplicemente moltiplicando a sinistra per β:

iβctψ+iβαkkψmcψ=0

Introduciamo ora la notazione standard di Dirac, facendo le posizioni (matrici di Dirac):

iβγ4βαiγi

Questo permette di riscrivere l'equazione in forma più compatta:

iγ44ψ+iγψmcψ=0γ4i4ψiγψmcψ=0(γ4p4+γp+mc)ψ=0

La covarianza a vista è ormai già evidente. Riscrivendo l'equazione in termini di quadrivettori si trova la forma definitiva per l'equazione di Dirac:

(γμp^μ+mc)ψ=0

Si può introdurre anche la notazione P^γμp^μ,[2] che permette di scrivere l'equazione di Dirac nella forma eccezionalmente compatta:

(P^+mc)ψ=0

Evidenziamo ora alcune proprietà delle matrici γμ. In primo luogo:

γ4=iβ=γ4γi=α1β=αiβ=βαi=γi}γμ=γμ

Dall'equazione di Dirac si ricava invece:

αiβ2αj+αjβ2αi=2δijβαiβαjβαjβαi=2δijγiγj+γjγi=2δij

e in particolare, se i=j, γi2=𝕀. Inoltre, per la quarta componente:

αiβ+βαi=0iγiγ4iγ4γi=0

e dunque in definitiva vale l'importante relazione:

γμγν+γνγμ=2δμν

Note

  1. Siccome si ha a che fare con vettori, con la notazione ψ si indica l'operazione di coniugazione complessa degli elementi più quella di inversione righe/colonne. In pratica, se ψ=(ψ1ψ2) allora ψ=(ψ1,ψ2).
  2. Questa notazione si usa per snellire le formule in cui compare il prodotto della matrice γμ, quindi in generale A^γμA^μ.

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