Organizzazione industriale/Monopolio

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Cos'è il monopolio

Quando per un dato bene o servizio esiste una sola impresa o un solo ente che vende quel bene o eroga quel servizio, si dice che esiste un monopolio su quel bene o su quel servizio. L'impresa che vende il bene o eroga il servizio è detta monopolista. Dal punto di vista dell'impresa monopolista, il monopolio è la condizione ottimale in quanto il profitto è massimo. Dal punto di vista del consumatore, invece, il monopolio può essere la condizione peggiore ma può anche non esserlo, a seconda dei casi.

Per esempio, lo Stato può detenere il monopolio nell'erogazione di servizi di base, con lo scopo di assicurarne la fruizione da parte di tutti i cittadini. In tal caso, il consumatore può beneficiare di tariffe e prezzi calmierati. In generale, però, il monopolio nuoce al consumatore perché il monopolista può permettersi di applicare prezzi alti senza perdere clienti. In tal caso la fine del monopolio è auspicabile per la collettività. Per tutelare i consumatori dai monopoli nocivi esistono leggi ed enti appositi detti antitrust.

Modello ed equilibrio

Supponiamo che:

  • per produrre una unità di un determinato bene si debba sostenere un costo pari a c;
  • la quantità domandata di quel bene, d, sia determinata dal prezzo unitario p, ossia d=d(p);
  • maggiore è il prezzo, minore è la domanda.

Il monopolista decide il prezzo p e la quantità prodotta q. Per una data scelta di p, al monopolista converrà produrre q=d(p), perché un eventuale surplus di produzione rimarrebbe invenduto e producendo di meno si realizzerebbe un profitto inferiore. Il profitto dell'impresa producendo e vendendo d(p) al prezzo unitario p sarà pari a π(p)=(pc)d(p).

La scelta di p ( e indirettamente anche di q visto che q=d(p) ) ottimale per il monopolista è quella che massimizza π(p). Chiamiamo il prezzo ottimo p*. All'impresa converrà produrre d(p*) se p*c e d(p*)0; non converrà affatto produrre se p*c o d(p*)0. Il monopolista non potrà realizzare profitti più elevati diversamente.

Esempio 1

Supponiamo che la relazione che lega domanda e prezzi sia d(p)=abp.

In tal caso π(p)=(pc)(abp). Per massimizzare π(p), ne poniamo uguale a zero la derivata prima: b(pc)+abp=0.

Quindi il prezzo ottimale è p*=a+bc2b. Il monopolista non produrrà se p*0, ma non è questo il nostro caso.

La quantità ottimale da produrre è d(p*)=abp*=abc2. Il monopolista non produrrà se d(p*)0, ossia se abc.

I profitti sono pari a π(p*)=(p*c)d(p*)=(abc)24b. Se il profitto π(p*) è accettabile per il monopolista, egli produrrà e venderà d(p*) al prezzo unitario p*, altrimenti non produrrà.

Esempio 2

Supponiamo che la domanda e il prezzo siano legati come in tabella:

pd(p)
1000
901
801
702
603
505
408
3013
2021
1034
055

Supponendo che c sia pari a 20, qual è la strategia ottimale per il monopolista? Calcoliamo il profitto nelle diverse situazioni:

pd(p)π=(pc)d(p)
10000
90170
80160
702100
603120
505150
408160
3013130
20210
1034-340
055-1100

Quindi al monopolista converrà produrre 8 e vendere al prezzo unitario 40.

Dal punto di vista dei consumatori invece sarebbe ottimale il caso in cui si produce 21, in quanto 20 è il prezzo minimo al quale l'impresa produttrice può operare in modo sostenibile sul lungo periodo ossia senza rimetterci.

Esercizi